L'iniziativa OCSE/Triennale
Le problematiche abitative rivestono un’importanza fondamentale. Non solo perché la situazione economica corrente, caratterizzata da alta inflazione ed alti tassi di interesse, incide sulla capacità delle famiglie di accedere alla proprietà immobiliare, ma anche perché da sempre vi è un’attenzione dei governi per la protezione delle fasce sociali più fragili.
La Delegazione italiana presso l'OCSE ha lanciato un'iniziativa sul social housing in Italia in un contesto internazionale, che coinvolge il Segretariato OCSE a livello della Direzione ECO e la Triennale di Milano. Il progetto esamina non solo gli aspetti economici e sociali delle problematiche abitative ad esso connesse, ma anche altri temi di impatto sociale come l'assetto del tessuto urbano esistente e quello prevedibile nel futuro. In questo contesto, il progetto intende consentire all'Italia, attraverso la collaborazione tra l’OCSE e la Triennale di Milano, di dare un contributo qualificato anche al dibattito sul futuro delle città.
Il progetto prevede più fasi. La prima, già tenutasi nel Centro conferenze dell’OCSE a Parigi, ha visto la mostra di immagini e video prodotti dalla Triennale e riguardanti l'edilizia sociale innovativa in Italia. La seconda è la redazione del presente volume. La terza sarà rappresentata da un incontro da tenersi presso la sede dell’OCSE, con la partecipazione di eminenti esponenti del settore abitativo, per discutere delle tematiche affrontate in questa opera.
La dimensione dell'housing sociale nei Paesi OCSE
Rappresentando quasi 30 milioni di abitazioni e circa il 6% del patrimonio abitativo totale nell'OCSE, gli alloggi in affitto sociale sono una dimensione importante della politica di assistenza sociale e della fornitura di alloggi a prezzi accessibili.
La recente pandemia ha ancor più evidenziato le carenze abitative durature e di qualità, in particolare tra le famiglie a basso reddito. Le persone che vivono in alloggi di scarsa qualità o in condizioni di vita non sicure affrontano elevati rischi per la salute e la sicurezza, mentre i lavoratori che subiscono improvvise perdite economiche hanno difficoltà a coprire l'affitto mensile, il mutuo o il pagamento delle utenze senza la necessaria assistenza.
I governi dovranno sviluppare risposte strutturali a più lungo termine per superare le persistenti sfide abitative e garantire che gli investimenti infrastrutturali nell'edilizia abitativa contribuiscano all'inclusione sociale. Diversi fattori hanno limitato lo sviluppo dell'offerta abitativa dall'inizio del millennio, come l'aumento dei costi di costruzione, la carenza di manodopera nel settore delle costruzioni, gli alti prezzi dei terreni e/o la scarsità di terreni, o problemi relativi alla regolamentazione fondiaria e urbanistica. L'offerta di alloggi non è riuscita a tenere il passo con la domanda, il che, a sua volta, ha esercitato pressioni sull'accessibilità degli alloggi e ha creato ulteriori barriere per alcuni soggetti vulnerabili all'accesso ad alloggi di qualità.
Gli investimenti in alloggi a prezzi accessibili e sociali possono essere una chiave per la ripresa economica. Gli investimenti in alloggi sociali ed a prezzi accessibili possono generare anche altri vantaggi: aiutare a sostenere le PMI e l'occupazione nel settore edile; sostenere la mobilità residenziale; sostenere gli sforzi per prevenire e ridurre i senzatetto. Allo stesso tempo, investimenti su larga scala nell'edilizia popolare, che è un elemento centrale del Green Deal europeo, possono stimolare la ripresa economica, sostenere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e aumentare il benessere tra i residenti nell'OCSE e nell'UE.
L’housing sociale in Italia
Il giudizio dell'OCSE sull'edilizia sociale in Italia non è sempre favorevole. L'iniziativa promossa dalla Delegazione italiana insieme a Ocse e Triennale di Milano è un'occasione rivedere detto giudizio ed apprezzare la situazione nazionale, che è ricca di iniziative e suscettibile di ulteriori progressi grazie anche ai progetti finanziati con il PNRR.
Il modello seguito in Italia prevede che lo Stato non intervenga direttamente per la realizzazione delle infrastrutture di edilizia sociale o popolare. Il Governo Centrale ha mantenuto il controllo sulla politica, sui programmi e sulla maggior parte delle risorse finanziarie, ma ha devoluto l'attuazione dei programmi alle regioni e ai comuni, in particolare la pianificazione dell'uso del territorio, la quale presenta elementi complessi che incidono sull’efficiente attuazione dei programmi.
Tra gli interventi di più rilevante interesse si collocano quelli previsti dal PNRR, in particolare attraverso il Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQuA). Detto Piano è un strumento che è stato varato dal Ministero delle Infrastrutture (MIT), il quale punta a migliorare la qualità abitativa attraverso opere pubbliche finanziate dal PNRR che hanno l’obiettivo di riqualificare aree urbane e favorire la costruzione di nuovi alloggi pubblici per ridurre il disagio abitativo nelle periferie. In totale è stato finanziato con 2,8 miliardi di euro e ha la finalità di ridurre il degrado delle periferie, rendere più efficiente dal punto di vista energetico l’edilizia residenziale pubblica e realizzare interventi di rigenerazione urbana per migliorare la qualità della vita delle persone. Coerentemente con il sistema di governance ripartita tra Amministrazione Centrale ed Enti Locali sono state firmare le necessarie convenzioni tra il MIT e i Comuni titolari dei progetti selezionati seguite dai decreti ministeriali di approvazione e dalla erogazione dei primi fondi.
Il lavoro della Triennale, dal canto suo, mostra l'importante ruolo dell'edilizia sociale in Italia e rende evidente la proficua collaborazione tra settore pubblico e privato, dando rilevanza agli enti locali
Dopo una pluridecennale esperienza di edilizia popolare promossa e realizzata da istituzioni pubbliche, la storia recente dell'edilizia sociale in Italia coincide con un'esperienza locale. La Fondazione Cariplo, fondazione bancaria che investe il proprio patrimonio tenendo conto della necessità di perseguire attività di utilità sociale, nei primi anni 2000 ha realizzato un progetto di edilizia abitativa privata sociale convenzionata. Tale progetto è stato portato a termine con il supporto delle istituzioni pubbliche della Lombardia, Regione nella quale la Fondazione ha sede. Tale iniziativa fu messa in atto nel momento in cui una bolla speculativa del settore immobiliare metteva in difficoltà le famiglie nell’accedere a soluzioni residenziali adeguate. Il tutto fu realizzato in alcune aree del Comune di Milano, sfruttando le risorse di un fondo immobiliare, legato al settore bancario. Si è trattato di un modello di edilizia sociale privata già diffuso nel resto d’Europa. Il modello è stato poi ripreso ed ora è necessario che si diffonda il più possibile sul territorio nazionale. Anche in un paese tradizionalmente caratterizzato da una diffusione della piccola proprietà immobiliare appare evidente l’utilità di favorire gli investimenti nell’housing sociale, indirizzati principalmente verso le classi sociali più fragili soprattutto i giovani ed i migranti.
Nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla redazione di questo volume e nel sottolineare l’importanza della collaborazione promossa da questa Rappresentanza tra l’OCSE e la prestigiosa Triennale di Milano, esprimo l’auspicio che il lavoro svolto possa contribuire ad approfondire il dibattito sulle rinnovate esigenze abitative non solo Italiane con una luce sulle possibili soluzioni a dette esigenze.
Ambasciatore
Luca Sabbatucci
Social Housing in Italia, una ricerca di Triennale Milano promossa dalla Permanent Delegation of Italy to at the OECD
“Essere cattolico, recitare tutti i giorni un padrenostro, un’avemaria e un credo per la famiglia Fugger, avere più di sessant’anni, aver vissuto almeno due anni ad Augusta ed essere caduto in indigenza senza debiti” queste le condizioni per poter far richiesta di un alloggio presso il complesso di edilizia agevolata ideato da Jakob Fugger nel 1516 ad Augusta. Da allora sono trascorsi più di cinque secoli, dopo questo progetto antesignano molti altri progetti di edilizia pubblica sono nati, così come sono cambiati i requisiti necessari per poter accedere all’edilizia sociale, pur tuttavia su questo tema c’è ancora molto da comprendere e da sviluppare.
Nel corso dei suoi cento anni di vita, Triennale Milano, il cui anniversario ricorre proprio nel 2023, ha monitorato la storia e l’evolversi della questione abitativa, in alcuni casi ne ha indirizzato le linee di sviluppo ed è stata agente di importanti transazioni culturali.
In un certo senso la storia di Triennale è una sorta di grande percorso metaprogettuale attraverso il tema della casa, che ha visto evolversi non solo la tipologia abitativa, ma anche il racconto intorno ad essa e il suo ruolo nella cultura architettonica in generale: a partire dalle riproduzioni degli interni domestici allestite negli spazi della Villa Reale di Monza, passando per i numerosi prototipi in scala 1:1 costruiti nel Parco Sempione e per gli esperimenti al vero, al contempo esposizione e reale frammenti di un mondo nuovo.
L’esempio più emblematico è senz’altro la realizzazione dei numerosi alloggi sperimentali INA-Casa e di un intero quartiere - Quartiere Triennale 8 (QT8) o Quartiere Sperimentale -in occasione dell’ottava Esposizione Internazionale (1947), coordinata da Piero Bottoni sulla base di un progetto concepito negli anni ’30 con Giuseppe Pagano e Mario Pucci, e alla cui progettazione parteciparono molti dei più importanti architetti dell’epoca, da Franco Albini a Ignazio Gardella, da Gino Pollini a Giancarlo Palanti, Pietro Lingeri, Vittoriano Viganò, Marco Zanuso e Ernesto Nathan Rogers.
Anche nei decenni successivi, mostre come Le case della triennale (Raggi, 1983), Il progetto domestico (Bellini, Teyssot, 1986), I racconti dell’abitare (Derossi, 1994), o le più recenti Casa per tutti. Abitare la città globale (Irace, 2008), Stanze. Altre filosofie dell'abitare (Finessi, 2016), 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo (Mirti, 2018), e Home Sweet Home (Bassoli, 2023) hanno continuamente posto al centro dell’attenzione il tema della casa come risorsa primaria nelle difficili situazioni determinate dalle tante forme di emergenza, urbana e ambientale.
Pertanto, è stato un onore per l’istituzione che presiedo rispondere all’invito della Delegazione Italiana presso l’OCSE di elaborare una ricerca sulla situazione dell’edilizia sociale in Italia oggi, delle problematiche economiche, sociali e urbanistiche ad esso connesse.
Salvatore Porcaro, architetto urbanista e analista sociale è stato incaricato della ricerca, che ha sviluppato sul campo con il video maker Francesco Mattuzzi. Il progetto dal titolo Social Housing, an Italian project. Places, practices and stories documenta sei casi studio di edilizia sociale in altrettante città: Bari, Bergamo, Matera, Milano, Padova e Torino, ed è stato concepito come un’analisi multidisciplinare che interseca diversi medium con la ricerca sociologica, nella miglior tradizione della nostra istituzione, fondata con l’obiettivo di sviluppare ricerche e politiche sull’abitare e sul vivere attraverso la commistione delle arti, e che da cento anni promuove lo sviluppo dell’architettura attraverso la commistione delle discipline artistiche per confrontarsi con i linguaggi e le sfide del contemporaneo.
La sfida abitativa e l’accessibilità degli alloggi sono uno degli aspetti di un tema molto attuale, quello delle crescenti disuguaglianze sociali che si rappresentano soprattutto nelle grandi aree urbane, che verrà posta al centro della prossima Esposizione Internazionale prevista nel 2025.
Stefano Boeri
Presidente
Triennale Milano