La crescita della produzione a livello mondiale si è dimostrata resiliente e l'inflazione ha continuato a calare. La crescita è stata relativamente salda in molti Paesi del G20, tra cui Stati Uniti, Brasile, India, Indonesia e Regno Unito. In contrapposizione, alcune economie, tra cui la Germania, hanno riportato risultati deboli e la produzione in Argentina ha subito una contrazione.
Gli indicatori più recenti relativi all'attività mostrano che tali dinamiche economiche si protrarranno, in particolare nei settori dei servizi. La crescita dei salari reali continua a sostenere i redditi e la spesa delle famiglie, sebbene in molti Paesi il potere d'acquisto non sia ancora pienamente rientrato nei livelli pre-pandemia. La ripresa degli scambi a livello globale è più rapida del previsto, ma i costi di spedizione rimangono elevati e gli ordini di esportazione hanno recentemente subito un rallentamento.
L'inflazione dei prezzi dei beni è scesa a livelli bassi, ma le pressioni sui costi e sui prezzi persistono in molti settori dei servizi. Per riportare l'inflazione di fondo a livelli in linea con gli obiettivi dell'inflazione, potrebbe essere necessaria un'ulteriore diminuzione dell'inflazione dei servizi di uno o più punti percentuali.
Secondo le proiezioni, nel 2024 e nel 2025 si osserverà una stabilizzazione della crescita del PIL globale al 3,2 %, accompagnata da un'ulteriore disinflazione, da miglioramenti dei redditi reali e da una politica monetaria meno restrittiva in molte economie, il che contribuirà a sostenere la domanda.
Secondo le proiezioni, la crescita annua del PIL negli Stati Uniti subirà un calo, che sarà tuttavia attenuato dall'allentamento della politica monetaria, con una crescita prevista del 2,6 % nel 2024 e dell'1,6 % nel 2025. Nella zona euro, la crescita del PIL dovrebbe attestarsi allo 0,7 % nel 2024 e all'1,3 % nel 2025, considerando che la ripresa dei redditi reali e il un miglioramento della disponibilità di credito sosterranno l'attività economica. Le previsioni indicano che la crescita in Cina subirà un rallentamento, scendendo al 4,9 % nel 2024 e al 4,5 % nel 2025, mentre gli stimoli aggiuntivi derivanti dalle politiche saranno controbilanciati dalla domanda contenuta dei consumatori e dalla profonda correzione del mercato immobiliare attualmente in corso.
Entro la fine del 2025 l'inflazione dovrebbe tornare all'obiettivo nella maggior parte dei Paesi del G20. Si prevede che, nelle economie del G20, l'inflazione complessiva scenderà dal 5,4 % nel 2024 al 3,3 % nel 2025, mentre l'inflazione di fondo diminuirà dal 2,7 % nel 2024 al 2,1 % nel 2025.
Permangono notevoli rischi. Il persistere delle tensioni geopolitiche e commerciali potrebbe compromettere ulteriormente gli investimenti e generare un incremento dei prezzi delle importazioni. La crescita potrebbe subire un rallentamento più brusco del previsto a fronte del raffreddamento dei mercati del lavoro e gli scostamenti dall'atteso andamento regolare della disinflazione potrebbero provocare perturbazioni nei mercati finanziari. Tra le evenienze positive, la ripresa dei salari reali potrebbe imprimere un maggiore slancio alla fiducia dei consumatori e ai consumi, mentre un ulteriore calo dei prezzi del petrolio a livello mondiale accelererebbe la disinflazione.
Man mano che l'inflazione continua a moderarsi e le pressioni sul mercato del lavoro si allentano, i tagli ai tassi di riferimento dovrebbero proseguire, anche se la tempistica e l'entità delle riduzioni dovranno essere stabilite in funzione dei dati e valutate con attenzione per garantire che le pressioni inflazionistiche sottostanti siano arginate in maniera duratura.
Occorrono azioni fiscali incisive per garantire la sostenibilità del debito, lasciare ai governi un margine di manovra per reagire agli shock futuri e generare risorse per contribuire a far fronte alle future pressioni sulla spesa. Al fine di garantire la stabilizzazione dell'onere del debito, è fondamentale compiere maggiori sforzi per contenere la spesa e migliorare le entrate, inquadrandoli in percorsi credibili di aggiustamento a medio termine.
Il rilancio di riforme del mercato dei prodotti che promuovano l'apertura dei mercati con dinamiche competitive sane è un passo essenziale per contribuire a incentivare una crescita economica più forte e sostenuta e attenuare le pressioni di bilancio sul lungo periodo.
Prospettive economiche dell'OCSE, Rapporto intermedio, settembre 2024
Sintesi
Copy link to SintesiSviluppi recenti
Copy link to Sviluppi recentiLa crescita mondiale si è dimostrata resiliente e l'inflazione ha subito un ulteriore calo
1. Nel primo semestre del 2024 l'attività economica a livello mondiale è rimasta salda, con una crescita della produzione stimata al 3,2 % su base annua (Grafico 1). Il calo dell'inflazione dei prezzi al consumo ha sostenuto la spesa delle famiglie, fungendo da contrappeso agli effetti negativi delle condizioni finanziarie restrittive e alle incertezze derivanti dalla guerra in corso in Ucraina e dall'evoluzione dei conflitti in Medio Oriente. Nel secondo trimestre del 2024, la crescita negli Stati Uniti si è rafforzata in quanto gli aumenti dei salari reali, parzialmente dovuti al calo dell'inflazione, hanno sostenuto i consumi privati (Grafico 2, Riquadro A). La crescita del PIL è stata relativamente stabile anche in diverse altre economie avanzate, tra cui Canada, Spagna e Regno Unito. In Giappone, la crescita ha registrato una forte impennata nel secondo trimestre a seguito della contrazione verificatasi nel primo trimestre dovuta alle interruzioni temporanee dell'approvvigionamento. Tuttavia, di recente si sono registrati risultati meno favorevoli in alcune altre economie avanzate, in particolare in Germania, dove la debolezza del sentiment ha contribuito all'aumento dei tassi di risparmio nel settore sia delle famiglie che delle imprese e l'attività industriale si è dimostrata fiacca. Anche le economie emergenti hanno mostrato andamenti di crescita diversi. La domanda interna ha sostenuto l'attività economica in Brasile, India e Indonesia, ma è calata in Messico poiché il settore dei servizi ha perso slancio. In Cina, la crescita della produzione industriale è stata sostenuta dal rafforzamento delle esportazioni, ma la domanda dei consumatori rimane modesta e il settore immobiliare continua a essere interessato da un profondo assestamento.
I recenti indicatori relativi all'attività economica denotano che l'attività nel settore dei servizi continua a registrare risultati migliori rispetto a quelli osservati in passato
2. Gli indicatori ad alta frequenza dell'attività rivelano una crescita complessivamente stabile per la maggior parte delle economie. Le indagini congiunturali sulle imprese continuano a indicare un rafforzamento dell'attività nel settore dei servizi rispetto a quello manifatturiero, dove gli elevati rapporti scorte‑fatturato in molte delle principali economie avanzate potrebbero incidere sulla produzione nel breve termine. Nelle economie avanzate, il recente slancio dell'attività dei servizi è parzialmente dovuto al riequilibrio della domanda verso i servizi a seguito della pandemia. Tale processo si sta gradualmente attenuando e, in molti Paesi, il rapporto tra i volumi dei consumi di beni e di servizi si sta avvicinando ai livelli in linea con le tendenze pre-pandemia. Alcuni dati indicano un miglioramento della fiducia dei consumatori in Europa e in alcune economie emergenti in cui la crescita si è dimostrata resiliente, come l'Indonesia. Ciononostante, la fiducia dei consumatori rimane bassa rispetto alle tendenze di lungo termine nella maggior parte delle principali economie avanzate, malgrado l'attuale ripresa dei redditi reali, il che potrebbe essere dovuto alla percezione di una diminuzione del potere d'acquisto. Gli incrementi di prezzo relativamente consistenti dei beni più importanti per i bilanci delle famiglie potrebbero influenzare tale percezione, in particolare per le famiglie a basso reddito. Nello specifico, dall'inizio della pandemia l'inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari ha generalmente superato la crescita dei salari nominali (Grafico 2, Riquadro B).
3. La ripresa del commercio mondiale è proseguita nel primo semestre del 2024, con un rafforzamento della crescita del volume degli scambi commerciali di beni e servizi, in particolare nel secondo trimestre (Grafico 3, Riquadro A). Il nuovo slancio acquisito dalle importazioni statunitensi, in parte dovuto all'incremento degli investimenti nel settore delle attrezzature, insieme all'accresciuto dinamismo commerciale nelle principali economie emergenti, tra cui la Cina, le Economie Dinamiche Asiatiche, il Brasile e l'India, sono stati fattori fondamentali per gli scambi, che hanno mostrato una resilienza superiore alle attese. Gli indicatori mensili di attività sono generalmente rimasti stabili, con volumi globali di scambi via container, di trasporto aereo di merci e passeggeri internazionali in costante aumento fino a luglio (Grafico 3, Riquadro B). Sebbene tali elementi forniscano segnali positivi per la domanda, le indagini sugli ordini di esportazione hanno iniziato a mostrare un nuovo indebolimento, suggerendo che l'incremento degli scambi registrato a metà anno potrebbe essere riconducibile a ordini effettuati con maggiore anticipo del solito per la stagione di punta nelle economie avanzate, nel tentativo di evitare congestioni alla fine dell'anno.
4. Il trasporto globale via container si è per lo più adattato all'effettiva chiusura della rotta del Mar Rosso e all'abbassamento dei livelli delle acque del Canale di Panama, ma i tempi di viaggio si sono allungati e i livelli di congestione sono aumentati in alcuni dei principali porti asiatici. I costi di trasporto via container si sono notevolmente innalzati nel corso del 2024. Pur registrando una lieve moderazione da agosto, i costi rimangono superiori di circa il 160 % rispetto all'anno precedente, con aumenti ancora più consistenti per alcune rotte tra l'Asia e l'Europa. Gli aumenti precedenti si ripercuoteranno sui prezzi al consumo, ma gli effetti saranno relativamente lievi laddove i costi continuino a seguire il recente andamento al ribasso e qualora si registri una forte diminuzione dei prezzi all'esportazione delle merci da alcuni Paesi, in particolare dalla Cina, nonché un calo dei prezzi globali delle materie prime.
Si è registrato un allentamento delle pressioni sul mercato del lavoro, in parte per effetto dell'aumento dell'offerta di lavoro
5. Le tensioni sui mercati del lavoro hanno continuato ad allentarsi (Grafico 4). Il numero di posti di lavoro vacanti per lavoratore disoccupato è diminuito costantemente ed è attualmente tornato ai livelli osservati immediatamente prima della pandemia. Le indagini congiunturali continuano a indicare che le carenze di manodopera sono più contenute anche in molte delle principali economie avanzate. La disoccupazione è aumentata di 0,5 punti percentuali o più anche in Argentina, Canada, Sudafrica, Turchia e Stati Uniti. Tale situazione è parzialmente ascrivibile al rallentamento della domanda che, a sua volta, frena la crescita dell'occupazione in alcuni Paesi, tra cui Giappone, Corea, Messico, Turchia, Sudafrica e Stati Uniti. Tuttavia, anche l'aumento dell'offerta di manodopera ha rappresentato un elemento chiave, spesso dovuto all'incremento dei flussi migratori. Dall'inizio del 2023, l'incremento del numero di lavoratori non autoctoni ha rappresentato il fattore principale della crescita della forza lavoro in Canada, Australia, Stati Uniti e in molti Paesi europei.
6. La crescita dei salari nominali rimane elevata, in particolare in Germania e nel Regno Unito, ma sta rallentando. In Giappone, invece, la crescita delle retribuzioni sta prendendo slancio, grazie ai significativi incrementi dei salari di base registrati nel corso della tornata di contrattazione primaverile e all'erogazione di ingenti bonus che hanno stimolato le entrate liquide totali negli ultimi mesi. La crescita del costo unitario del lavoro ha subito una flessione generalizzata, in linea con la moderazione degli aumenti salariali, ma rimane elevata in molti Paesi a causa della debole crescita della produttività del lavoro, soprattutto in Europa. In contrapposizione, i forti aumenti di produttività negli Stati Uniti hanno mantenuto invariati nel corso dell'anno i costi unitari del lavoro nel settore non agricolo fino al secondo trimestre del 2024.
L'inflazione continua progressivamente a calare
7. Nell'anno in corso, l'inflazione complessiva ha continuato a registrare una flessione nella maggior parte dei Paesi, in parte a causa di un ulteriore calo dell'inflazione dei prezzi dei generi alimentari e di un'inflazione bassa, o negativa, dei prezzi dell'energia e dei beni. Fanno eccezione il Messico e il Brasile, dove l'aumento dell'inflazione è stato parzialmente dovuto al deprezzamento della valuta. Il brusco calo dei prezzi del petrolio avvenuto di recente e la costante diminuzione a livello mondiale dei prezzi dei prodotti alimentari potrebbero esercitare ulteriori pressioni al ribasso sull'inflazione complessiva sul breve termine. Da luglio i prezzi del petrolio sono diminuiti di oltre il 10 %, in un contesto caratterizzato dalle aspettative di un'eccedenza dell'offerta per il prossimo anno e dai timori del mercato relativamente all'indebolimento della crescita della domanda di petrolio in alcune delle principali economie, in particolare in Cina. Qualora i prezzi del petrolio rimangano al livello attuale, l'inflazione complessiva a livello mondiale potrebbe ridursi di circa 0,5 punti percentuali nel corso del prossimo anno. Anche gli indicatori delle aspettative di inflazione a breve termine delle famiglie nelle principali economie avanzate hanno continuato ad assottigliarsi, in linea con i risultati effettivi dell'inflazione. In nove delle principali economie, la scomposizione della crescita del deflatore del PIL indica che attualmente il costo unitario del lavoro rappresenta il fattore principale dell'inflazione, in linea con l'aumento dell'onere del costo del lavoro nella maggior parte dei settori dei servizi. La crescita dei profitti unitari ha subito un rallentamento e, attualmente, contribuisce solo in minima parte all'inflazione e concorre a compensare altre pressioni sui costi.
8. In un numero crescente di Paesi, l'inflazione si sta avvicinando agli obiettivi fissati dalle banche centrali (Grafico 5). Ciononostante, nel luglio 2024 i prezzi di oltre la metà delle voci del paniere dell'inflazione del Regno Unito continuavano a crescere a un tasso annuo superiore al 3 % e oltre il 40 % delle voci superava tale soglia negli Stati Uniti. Tali circostanze suggeriscono la persistenza di pressioni sottostanti. L'inflazione dei prezzi dei servizi continua a mostrarsi particolarmente persistente e si sta attenuando lentamente. Qualora l'inflazione dei prezzi dei beni di base rimanga invariata al tasso attuale, l'inflazione aggregata dei prezzi dei servizi su base annua potrebbe dover diminuire di 3 punti percentuali in Messico, 2,5 punti percentuali nel Regno Unito, 1,2 punti percentuali nella zona euro e 0,8 punti percentuali negli Stati Uniti per riallineare l'inflazione aggregata di fondo all'obiettivo (Grafico 6).
Le condizioni finanziarie si sono lievemente allentate
9. Le condizioni finanziarie rimangono restrittive a livello mondiale, ma continuano a mostrare segnali di distensione: gli operatori dei mercati finanziari si attendono riduzioni dei tassi di riferimento più rapide di quanto previsto in precedenza. I tassi di interesse reali a lungo termine si attestano ancora su livelli elevati rispetto al decennio precedente negli Stati Uniti, nella zona euro, nel Regno Unito e in mercati emergenti come il Brasile. Tuttavia, i rendimenti nominali delle obbligazioni a lungo termine sono diminuiti e l'emissione di obbligazioni societarie ha ripreso a crescere grazie alla forte domanda e alla compressione degli spread. Gli indicatori di stress sistemico si attestano su livelli bassi, sebbene agli inizi di agosto la volatilità dei mercati sia brevemente aumentata a causa di un'inattesa debolezza dei dati economici. Negli Stati Uniti e in altre economie emergenti quali l'India, il Brasile e il Sudafrica, le quotazioni azionarie si sono rafforzate, anche se il rapporto prezzi/utili rimane elevato rispetto agli standard storici. Sebbene la crescita del credito abbia iniziato a mostrare segnali di ripresa in alcune economie avanzate, i criteri per la concessione del credito bancario rimangono rigidi. Il deprezzamento della valuta in Brasile, Argentina, Messico e Turchia ha sostenuto gli introiti derivanti dalle esportazioni, ma ha accresciuto i costi di servizio del debito denominato in dollari statunitensi e ha esercitato una certa pressione al rialzo sull'inflazione. Persistono difficoltà legate al debito sovrano in alcune economie emergenti, in particolare in quelle a basso reddito, sebbene i differenziali dei titoli di Stato denominati in dollari siano rimasti stabili nella maggior parte dei Paesi.
10. In alcuni Paesi, i prezzi delle abitazioni si sono stabilizzati o hanno recentemente subito un incremento, sostenuti dal calo dei tassi di interesse sui mutui e da fattori strutturali, tra cui la forte crescita della popolazione e la limitata offerta di immobili residenziali. Mentre il numero di transazioni immobiliari continua a diminuire in Cina e in Turchia, le vendite sono aumentate in alcune economie avanzate, tra cui Regno Unito, Corea, Canada e Stati Uniti (Grafico 7). Dopo un periodo di notevole fiacchezza, negli Stati Uniti gli investimenti nel settore dell'edilizia residenziale hanno iniziato a crescere, anche se altrove rimangono modesti.
Proiezioni
Copy link to ProiezioniLa crescita dovrebbe stabilizzarsi e l'inflazione rallentare ulteriormente
11. Nel periodo considerato dalle proiezioni, la crescita mondiale dovrebbe stabilizzarsi al 3,2 % sia nel 2024 che nel 2025, in linea con il ritmo medio osservato durante il primo semestre di quest'anno (Grafico 8, Riquadro A). Nelle economie avanzate, gli effetti ritardati che l'inasprimento della politica monetaria ha prodotto sulla crescita iniziano ad attenuarsi e l'ulteriore allentamento delle condizioni monetarie, a seguito della diminuzione dell'inflazione, sosterrà le spese sensibili ai tassi di interesse nel 2025. Il calo dell'inflazione imprimerà un ulteriore impulso alla crescita del reddito reale e stimolerà il consumo privato in molte economie.
12. Secondo le proiezioni, negli Stati Uniti e in Canada la crescita economica dovrebbe rallentare nei prossimi trimestri rispetto al ritmo sostenuto osservato nel primo semestre del 2024. Tuttavia, l'allentamento monetario dovrebbe contribuire a sostenere una crescita più forte durante il secondo semestre del prossimo anno. Su base annua, la crescita del PIL in termini reali dovrebbe attestarsi al 2,6 % nel 2024 e all'1,6 % nel 2025 per gli Stati Uniti e all'1,1 % e 1,8 % per il Canada. Anche l'Europa trarrà beneficio dai tagli ai tassi di riferimento e dall'ulteriore ripresa dei redditi reali, con una crescita della zona euro pari allo 0,7 % nel 2024 e all'1,3 % nel 2025 e alla crescita dell'attività del Regno Unito dall'1,1 % nel 2024 all'1,2 % nel 2025. In Giappone, mentre la debolezza del primo trimestre riduce la crescita annuale prevista per il 2024 al -0,1 %, i forti aumenti dei salari reali dovrebbero compensare l'impatto delle politiche macroeconomiche più restrittive, con un'espansione della produzione prevista dell'1,4 % nel 2025. Secondo le proiezioni, la crescita sarà stabile in Corea, al 2,5 % quest'anno e al 2,2 % nel 2025, mentre le esportazioni saranno sostenute dalla costante stabilità della domanda mondiale di semiconduttori. In Australia, si prevede che la crescita salga dall'1,1 % di quest'anno all'1,8 % nel 2025, accompagnata da una ripresa dei redditi reali disponibili che sosterrà i consumi delle famiglie.
13. La crescita delle economie emergenti del G20 dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile, malgrado l'eterogeneità dei risultati previsti per il gruppo. In Cina, fino al secondo semestre del 2024 la crescita dovrebbe essere sostenuta da un aumento della spesa pubblica a seguito del recente incremento dell'emissione di titoli di Stato locali. Tuttavia, si prevede che la prolungata correzione del settore immobiliare proseguirà e che l'inadeguatezza delle reti di sicurezza sociale e la scarsa fiducia dei consumatori continueranno a frenare l'incremento dei consumi privati, con una crescita del PIL prevista al 4,9 % nel 2024 e al 4,5 % nel 2025. Per il prossimo biennio, si prevede una solida crescita della domanda interna in India e Indonesia. In India, la crescita del PIL dovrebbe attestarsi allo 6,7 % nell'esercizio fiscale 2024-2025 e al 6,8 % negli esercizi 2025-2026, mentre in Indonesia il PIL dovrebbe crescere del 5,1 % nel 2024 e del 5,2 % nel 2025. Si prevede che il Brasile mantenga in parte il solido slancio economico osservato durante il primo semestre del 2024, sostenuto da una spesa di bilancio più elevata. Malgrado una probabile maggior lentezza dell'allentamento monetario, la crescita annua dovrebbe raggiungere il 2,9 % nel 2024 e il 2,6 % nel 2025. Si prevede che la crescita in Messico subirà un calo, attestandosi all'1,4 % nel 2024 e all'1,2 % nel 2025, in quanto l'attuale rallentamento della crescita della domanda interna dovrebbe persistere il prossimo anno.
14. Secondo le proiezioni, l'inflazione aggregata dei prezzi al consumo per le economie del G20 dovrebbe diminuire notevolmente, grazie al calo dei prezzi delle materie prime e alla diminuzione dell'inflazione dei prezzi dei servizi trainata dall'allentamento delle pressioni sul costo del lavoro (Grafico 8, Riquadro B). Nei Paesi del G20, l'inflazione complessiva dovrebbe scendere dal 6,1 % registrato nel 2023 al 5,4 % nel 2024 e al 3,3 % nel 2025. Si prevede che, entro la fine del prossimo anno, l'inflazione di fondo nelle economie avanzate del G20 si attenuerà e sarà in linea con gli obiettivi delle banche centrali nella maggior parte dei Paesi, scendendo dal 4,2 % registrato nel 2023 al 2,7 % nel 2024 e al 2,1 % nel 2025.
15. Nelle economie emergenti, l'inflazione dovrebbe rimanere generalmente superiore a quella delle economie avanzate, registrando comunque un calo graduale. Ciononostante, gli andamenti variano da un Paese all'altro. In Argentina e Turchia, l'inflazione dovrebbe diminuire nel 2024 e nel 2025, pur rimanendo a tassi a doppia cifra. Per la Cina, le previsioni indicano un graduale aumento dell'inflazione che dovrebbe comunque rimanere su livelli molto bassi. In seguito alla recente impennata delle pressioni sui prezzi, per la fine del 2025 ci si attende che in Brasile l'inflazione sarà leggermente più elevata di quanto previsto in precedenza, sebbene ancora in linea con l'obiettivo fissato dalla banca centrale.
Rischi e sfide
Copy link to Rischi e sfide16. Le prospettive sono relativamente favorevoli, con una crescita costante o in miglioramento e un calo dell'inflazione. Tuttavia, permangono significativi rischi, ascrivibili all'incertezza sui conflitti geopolitici in corso, all'andamento discendente che assumerà l'inflazione e al persistente impatto dei tassi di interesse reali ancora elevati (Grafico 9, Riquadro A). Tra le potenziali cause della persistenza dell'inflazione potrebbero figurare la trasmissione dei costi del lavoro in continua crescita, gli elevati ricarichi in alcuni settori, i costi di spedizione costantemente elevati e le ulteriori tensioni geopolitiche o commerciali che aumentano i costi dei prodotti importati. Un percorso di disinflazione più lento del previsto potrebbe inoltre far aumentare nuovamente le aspettative di inflazione delle famiglie e delle imprese. Un altro significativo rischio è rappresentato da un rallentamento della crescita più brusco del previsto, dovuto alla flessione dei mercati del lavoro in molti Paesi. I tassi passivi continuano a essere rinegoziati, mentre i debiti con tassi di interesse molto bassi giungono a scadenza e sono sostituiti da nuovi prestiti alle famiglie e alle imprese. Nelle economie avanzate, entro il 2026 circa il 30 % del debito delle imprese giungerà a scadenza, mentre nelle economie emergenti tale quota è ancor più elevata. Anche i fallimenti delle imprese in molte economie avanzate sono già saliti a livelli ben superiori a quelli osservati prima della pandemia.
17. Andamenti inattesi della crescita economica o dell'inflazione potrebbero provocare correzioni in grado di perturbare i mercati finanziari. La breve fase di volatilità dei mercati finanziari osservata agli inizi di agosto è stata in parte innescata dalla debolezza percepita negli indicatori economici per gli Stati Uniti e dalle variazioni delle aspettative dei mercati circa i tassi di interesse ufficiali e i differenziali di rendimento con altre economie, in particolare il Giappone (Grafico 9, Riquadro B). Ulteriori scostamenti rispetto all'atteso andamento regolare della disinflazione potrebbero altresì indurre i mercati finanziari a riconsiderare il probabile ritmo dell'allentamento della politica monetaria, con implicazioni per i premi di rischio e a termine, esponendo potenzialmente le vulnerabilità di alcuni settori finanziari. Le implicazioni finanziarie potrebbero essere particolarmente pronunciate in un contesto di elevato debito: il debito totale in percentuale del PIL è attualmente notevolmente superiore rispetto ai livelli degli anni 2010 o di qualsiasi decennio precedente per le economie sia avanzate che emergenti. Anche in alcuni mercati particolarmente vulnerabili, come quello degli immobili commerciali, si sta verificando un rifinanziamento significativo del debito a breve termine.
18. In positivo, un'opportunità di crescita è rappresentata dall'eventualità che la fiducia dei consumatori possa riprendersi in modo più duraturo, stimolando un'ulteriore crescita dei consumi privati. L'attuale ripresa dei redditi reali potrebbe fungere da catalizzatore, unitamente al relativo miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie, che potrebbe produrre effetti sorprendentemente positivi e ampi sul sentiment. Uno scenario del genere potrebbe anche indurre un calo dei tassi di risparmio delle famiglie, in quanto quelle più ottimiste potrebbero avere la tendenza ad attingere ulteriormente ai risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia. Un'altra possibilità è che si verifichino ulteriori riduzioni dei prezzi mondiali del petrolio, soprattutto qualora l'eccesso di offerta previsto per il prossimo anno non diminuisca. Ciò ridurrebbe in modo significativo l'inflazione complessiva in molte economie, sosterrebbe la crescita nelle economie importatrici di petrolio e consentirebbe potenzialmente di imprimere all'allentamento della politica monetaria un ritmo più rapido di quello ipotizzato nelle proiezioni.
Requisiti di policy
Copy link to Requisiti di <em>policy</em>Vi è margine per abbassare i tassi di interesse di riferimento, ma la politica monetaria dovrebbe rimanere prudente
19. Negli ultimi mesi, nella maggior parte delle principali economie avanzate, sono stati operati tagli ai tassi di interesse di riferimento e sono proseguite, o sono state avviate, riduzioni ai bilanci delle banche centrali. Ciononostante, l'orientamento della politica monetaria rimane generalmente restrittivo. I tassi di interesse reali forward-looking sono ancora elevati e al di sopra degli andamenti consuetudinari pre‑pandemia, con la notevole eccezione del Giappone, dove si sta uscendo ancora lentamente da una politica monetaria accomodante. Gli effetti cumulativi più estremi delle passate misure di irrigidimento monetario sulla crescita economica si sono ormai dissipati, sebbene l'attuale rifinanziamento del debito a tassi più elevati, compresa la rinegoziazione dei mutui a tasso fisso in alcuni Paesi, continui a mantenere elevati gli oneri per il servizio del debito di molte famiglie e imprese.
20. Man mano che l'inflazione continua a moderarsi e le pressioni sul mercato del lavoro si allentano, i tagli ai tassi di riferimento dovrebbero proseguire, anche se la tempistica e la portata delle riduzioni dovranno essere stabilite in funzione dei dati e valutate con attenzione per garantire che le pressioni inflazionistiche sottostanti siano costantemente arginate (Grafico 10, Riquadro A). Negli Stati Uniti e nella zona euro, i tassi di interesse di riferimento dovrebbero diminuire rispettivamente di ulteriori 1,5 e 1,25 punti percentuali entro la fine del 2025, portandoli a livelli neutrali. In Giappone, invece, si prevede un ulteriore lieve aumento dei tassi di interesse di riferimento nei prossimi due anni, con un graduale abbandono della politica monetaria accomodante, a condizione che l'inflazione si stabilizzi al 2 %, come previsto.
21. Il quantitative tightening si è finora svolto senza difficoltà, in quanto le riduzioni delle partecipazioni obbligazionarie hanno esercitato solo lievi pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari. Tuttavia, man mano che le riduzioni dei tassi di riferimento aumenteranno, occorrerà comunicare con chiarezza le politiche di bilancio previste per gli anni a venire, onde evitare confusione sul perseguimento di due politiche con impatti potenzialmente divergenti sui rendimenti a lungo termine e sulle condizioni finanziarie più in generale.
22. Le condizioni finanziarie globali più favorevoli e le riduzioni dei tassi in corso nelle economie avanzate, in particolare negli Stati Uniti, allargano lo spazio di manovra a disposizione delle economie emergenti. Al contempo, gli andamenti economici sottostanti variano notevolmente da un Paese all'altro, ponendo in risalto le disparità presenti nelle priorità delle varie politiche economiche. I rischi di deflazione e le pressioni sulla crescita dovrebbero mantenere bassi i tassi di interesse in Cina. In Turchia si dovrebbe mantenere una politica monetaria restrittiva fino al 2025, per garantire che l'inflazione si reindirizzi chiaramente verso l'obiettivo. In contrapposizione, nella maggior parte delle altre principali economie vi è margine per ridurre i tassi di riferimento nel corso del prossimo anno (Grafico 10, Riquadro B), anche se il ritmo di qualsiasi riduzione dei tassi dovrà rimanere cauto per mantenere ancorate le aspettative di inflazione ed evitare perturbazioni dovute al deflusso di capitali legato all'assottigliamento dei differenziali di rendimento con le economie avanzate. Se necessario, come è avvenuto in Brasile, dove la crescita e l'inflazione hanno sorprendentemente registrato un rialzo, potrebbe risultare opportuno annullare, almeno temporaneamente, le riduzioni dei tassi per garantire la stabilità dei prezzi. Una maggiore vigilanza sulla qualità e sui livelli di capitale delle banche contribuirebbe inoltre a rafforzare la salute e la resilienza dei settori bancari nelle economie emergenti.
Occorrono azioni risolute per garantire la sostenibilità del debito
23. I governi si trovano ad affrontare notevoli sfide di bilancio derivanti dall'aumento del debito e dalle pressioni aggiuntive sulla spesa legate all'invecchiamento demografico, alle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, ai piani per aumentare la spesa per la difesa e alla necessità di finanziare nuove riforme. Si registra un incremento anche dei costi del servizio del debito, che va di pari passo con l'approssimarsi della scadenza dei debiti a basso rendimento, sostituiti da nuove emissioni. In assenza di un'azione sostenuta, in futuro l'onere del debito aumenterà ulteriormente in misura significativa e il margine di manovra per reagire a futuri shock al ribasso sarà sempre più limitato. Allo stato attuale degli accantonamenti governativi, si prevede che pochi Paesi saranno in grado di conseguire un avanzo primario duraturo, che è fondamentale per stabilizzare e infine ridurre l'onere del debito. Diversi Paesi presentano ampi disavanzi di bilancio che appaiono sempre più strutturali con la diminuzione della capacità inutilizzata.
24. È fondamentale compiere maggiori sforzi per contenere la spesa e aumentare le entrate, nel quadro di programmi credibili a medio termine con un ritmo di aggiustamento modellato in funzione delle circostanze specifiche del Paese, al fine di migliorare le prospettive di sostenibilità del debito. Le operazioni di risanamento sono già state avviate in molti Paesi e dovrebbero intensificarsi con l'allentamento della politica monetaria, a condizione che la crescita non rallenti in maniera sostanziale. Le priorità variano da un Paese all'altro, ma in molti casi comprendono la necessità di un'attribuzione più mirata delle prestazioni e dei sussidi e di attuare ulteriori riforme dei diritti pensionistici per tenere debito conto della maggiore longevità (Grafico 11). Sul fronte delle entrate, in molti Paesi occorre compiere sforzi per eliminare le detrazioni fiscali distorsive e aumentare il gettito delle imposte indirette, ambientali e patrimoniali. Tali imposte consentirebbero di ampliare la base imponibile e le entrate, fornirebbero fondi per contribuire a soddisfare le nuove esigenze di spesa, oltre a rendere il sistema fiscale più favorevole alla crescita. In molte economie, è altresì prioritario migliorare la pianificazione di bilancio a medio termine e le norme fiscali, introdurre istituzioni fiscali indipendenti, o consolidare quelle esistenti, nonché effettuare revisioni approfondite della spesa.
25. Molte economie emergenti si trovano ad affrontare sfide simili a quelle delle economie avanzate, a causa dell'aumento delle pressioni sul debito e degli elevati costi del servizio del debito, ma sono più esposte alle variazioni delle condizioni finanziarie mondiali. Una quota significativa dei Paesi a basso reddito, il cui debito è spesso denominato in valute estere, continua a trovarsi in una situazione di sofferenza del debito sovrano o è alto rischio di affrontare una tale circostanza. Le riforme volte a rafforzare l'efficienza della riscossione delle entrate e della spesa, a combattere l'evasione fiscale, ad alleggerire l'onere delle imprese statali e a ridurre l'informalità costituiscono priorità fiscali chiave in molti Paesi. Tali sforzi contribuirebbero a ricostituire il margine di bilancio, fornirebbero risorse per finanziare gli investimenti pubblici e rafforzerebbero i sistemi di protezione sociale. Migliorare i quadri di bilancio, con regole e istituzioni di bilancio trasparenti e credibili è altresì fondamentale per contribuire a ridurre i costi di finanziamento e migliorare la stabilità.
Le politiche strutturali dovrebbero mirare a rafforzare le basi per una crescita sostenibile
26. Dinanzi a prospettive di crescita modeste, in tutti i Paesi occorre attuare riforme ambiziose per contribuire a consolidare le basi di una crescita economica sostenibile. La realizzazione di riforme strutturali ben concepite migliorerebbe le prospettive di crescita a lungo termine e contribuirebbe altresì a superare le sfide di bilancio cui sono confrontati i Paesi. In particolare, per stimolare in modo sostenibile la crescita della produttività e gli investimenti occorrono mercati aperti caratterizzati da dinamiche competitive sane. Tali contesti favoriscono l'innovazione e la crescita dell'occupazione, dato il ruolo cruciale dell'ingresso delle imprese nella creazione di posti di lavoro. Alcuni studi dell'OCSE condotti in passato hanno mostrato che gli effetti positivi di tali riforme sull'occupazione sono particolarmente significativi per i gruppi vulnerabili come le donne e i lavoratori più giovani. Una maggiore concorrenza potrebbe altresì ridurre i ricarichi e i prezzi, in particolare nei settori dei servizi.
27. Gli indicatori dell'OCSE sulla regolamentazione del mercato dei prodotti, recentemente aggiornati, evidenziano che negli ultimi anni il ritmo delle riforme è rimasto generalmente contenuto. Dal 2018, alcuni Paesi del G20 hanno adottato misure positive per ridurre le barriere normative all'ingresso e alla crescita delle imprese, contribuendo a un processo a più lungo termine per eliminare gli ostacoli normativi alla concorrenza (Grafico 12). Nel periodo in esame, Brasile, Indonesia, Germania e Giappone hanno tutti attuato riforme strutturali volte a rafforzare la concorrenza. Tuttavia, i recenti progressi tra i Paesi sono stati limitati a determinati settori, mentre vi sono altri importanti settori economici che trarrebbero sostanziale vantaggio da ulteriori riforme.
28. In molti Paesi del G20, i settori dei servizi sono ancora legati a contesti normativi che limitano la concorrenza (Grafico 13). Tale situazione è particolarmente preoccupante, vista la crescente importanza dei servizi nella maggior parte delle economie e l'attuale elevata inflazione dei prezzi dei servizi. Tra le barriere normative alla concorrenza figurano quelle che riguardano le imprese esistenti, nonché le restrizioni che limitano l'ingresso di nuove imprese, e sono relativamente elevate in alcuni Paesi, in particolare Turchia e Corea. Nello specifico, le differenze tra i Paesi in termini di barriere all'ingresso nel settore dei servizi sono considerevoli. In alcuni Paesi, tra cui l'Italia, la Francia e il Sudafrica, le restrizioni all'ingresso nelle professioni regolamentate rimangono rigide, riducendo in tal modo la concorrenza, la mobilità del lavoro e producendo effetti negativi per la competitività delle imprese dei settori a valle che utilizzano tali servizi. Analogamente, vi è un notevole margine di manovra per ridurre le barriere all'ingresso nei settori delle reti (energia, telecomunicazioni e trasporti), anche in Paesi come l'Indonesia e il Sudafrica. In tal modo si migliorerebbe l'efficienza e si produrrebbero vantaggi sostanziali per i consumatori e gli altri settori dell'economia.
29. L'attuazione di ampie riforme dei mercati dei prodotti potrebbe potenzialmente comportare considerevoli benefici economici. Le stime dell'OCSE suggeriscono che, nelle economie avanzate, l'attuazione di riforme in grado di colmare il divario tra le normative vigenti e la media dei primi 5 Paesi dell'OCSE più performanti aumenterebbe il PIL pro capite di oltre l'1 % dopo un decennio (Grafico 14, Riquadro A) e continuerebbe successivamente a consolidarne la crescita. Si stima che i risultati di tali riforme siano ancora maggiori in molte economie emergenti (Grafico 14, Riquadro B).